Solo un ragazzo - di Elena Varvello. Il vuoto di un figlio scomparso in una famiglia interrotta.
"Per tutta la giornata non fece che aspettare, col cuore che a tratti scalpitava come un cane legato a una catena: voleva liberarsi e correre nel bosco, cercare il suo padrone. Si ripeté decine di volte che in quel preciso istante - oppure tra un minuto, due minuti - suo figlio sarebbe ricomparso".
Quanto fa male il silenzio?
Il vuoto di un figlio che non ha mai trovato il suo posto nel mondo é qualcosa di indelebile che crea una voragine che non può essere colmata. Il senso di colpa dei genitori che non hanno potuto fermare la scomparsa é un continuo lamento che non lascia tregua neanche dopo venti cinque anni.
Una rottura che ha spezzato le vite di tutti i componenti della famiglia, lasciandoli interrotti e fermi a quel maledetto giorno. Come é noto anche i più buoni, durante l'adolescenza, conoscono il lato oscuro della vita. L'incertezza di quello che si sta vivendo, di quello che si vorrà diventare in un domani che non si conosce e che diventa quotidianità. Elena Varvello si conferma, ancora una volta, maestra attenta nell'indagare il bosco fitto e complesso di questa età difficile che sfugge al controllo degli adulti e dei giovani stessi. Un periodo di mezzo, malvagio, innocente, contraddittorio.
"Amare una persona e non poter fare nulla per impedirle di svanire. O non capire in tempo - prima che fosse troppo tardi - di che avesse bisogno, quali segreti nascondesse".
C'e solo un ragazzo, solo un ragazzo...
Al centro del libro un ragazzo difficile e silenzioso che commette infrazioni sempre più importanti e inspiegabili fino a diventare un'ombra, dovunque e in nessun luogo. Una famiglia normale, due sorelle diverse, una vita regolare in un paese quasi claustrofobico. L'apparenza di una vita "normale" inganna senza rivelare la maschera che nasconde una personalità bordeline soffente, inadeguata e lesionista. Elena Varvello racconta una storia qualunque che diventa quella di molte famiglie spezzate.
"Aveva l'impressione che il mondo intero avesse trattenuto il fiato per vent'anni, e che solo quella notte avesse ripreso a respirare".
Costruire un rifugio fuori dal mondo con i suoi rifiuti diventa la prima via di fuga
Il ragazzo costruisce un rifugio nel bosco con i rifiuti del mondo accettato; ruba, minaccia, uccide, soffre. Tormentato tra il bisogno di sentirsi vivo e padrone della sua vita e il dovere imposto dagli altri, finisce per farsi del male. Sullo sfondo il mondo degli adulti, preoccupati dalle mille domande incapaci di spiegare il suo comportamento. Tutti si rendono conto della situazione anormale ma non riescono a comprendere come porre rimedio. Dopo la sua scomparsa, i genitori Sara e Pietro rimangono intrappolati nel vuoto lasciato dal figlio. Le loro esistenze si disgregano lentamente in un ciclo di sofferenze che li accompagnerà fino al loro ultimo istante. Il noto talento dell'autrice, oltre alla costruzione di una storia complessa, é quella di capovolgere i personaggi. Il ragazzo diventa lo sfondo,una presenza clandestina, mentre tutti gli altri personaggi diventano i veri protagonisti accecati da tormenti cancellabili solo con la morte.
Una storia difficile da digerire, oscura e introspettiva...
Elena Varvello ha scritto una storia potente e reale che indaga il dolore a mani nude senza filtri o carezze. Ha pubblicato le raccolte di poesie "Perseveranza è salutare" (Portofranco, 2002) e "Atlanti" (Canopo, 2004).
Con la raccolta di racconti "L'economia delle cose" (Fandango, 2007), nel 2007 ha vinto il Premio Settembrini ed è stata finalista del Premio Strega, mentre nel 2008 si è aggiudicata il Premio Bagutta nella sezione Opera prima.
Nel 2011 pubblica sempre con Fandango il suo primo romanzo, "La luce perfetta del giorno". Per Einaudi, il romanzo "La vita felice". Insegna Racconto e Romanzo alla Scuola Holden di Torino. Vive e lavora a Pino Torinese.
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