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Giusy Laganà

Contro la moda - di Anouchka Grose, viva la moda abbasso la moda, in quale direzione?



«All’età di quattordici anni ho deciso che la mia esistenza aveva urgentemente bisogno di farsi più eccitante, ma i miei risparmi non mi permettevano di fare shopping alla Chelsea Girl. Ho imparato a usare una macchina da cucire, a seguire modelli e a cercare pezzi di stoffa nell’armadio della lavanderia. Il mio guardaroba sperimentale, fatto con tende e lenzuola, mi ha permesso di diventare un modello per Antenna, il parrucchiere di Boy George, il che a sua volta mi ha dato modo di frequentare altre persone vestite in modo strano e persino di entrare, ogni tanto, in qualche discoteca. Grazie ai vestiti, la mia vita è finalmente iniziata».


Quante volte, ogni giorno, apriamo l'armadio e scegliamo cosa indossare e, che lo si voglia o no, ne sia consapevoli o no, in base alle regole dettate dalla moda? Quanto ci fa stare bene e quanto contribuisce alla costruzione o decostruzione della nostra personalità?

 

Maria Antonietta era solita indossare vistosi e ingombranti paniers. I Sex Pistols hanno lanciato la moda punk, con pantaloni bondage, maglie sfilacciate, borchie e catene. Leigh Bowery, fondatore di uno dei locali più estremi e dissoluti della storia del clubbing, amava mettersi addosso lampadine, vernici e tritoni. Ogni epoca ha avuto la sua moda. Anzi, ogni moda ha dato forma a un'epoca. Al Fashion and Textile Museum di Londra una nuova mostra indaga il contributo alla creatività di moda del celebre club anni '80 e del suo leggendario fondatore, a trent’anni dalla scomparsa. il Taboo e la moda come atto di resistenza. Fino a Marzo al ‘Fashion and Textile Museum’ di Londra, la mostra 'Outlaws: Fashion Renegades of 80s London' fa il punto sul contributo che il celebre nightclub Taboo ha dato e continua a dare ancora oggi a generazioni di designer di moda. Seppur di vita breve, dal 1985 al 1986, questo club divenne subito un crocevia di artisti, popstar, giornalisti, personalità varie e soprattutto designer e studenti, che lo usarono come palcoscenico per il loro talento creativo. L'allestimento ricrea la saletta del Taboo, popolata da manichini vintage di Adel Roostein con indosso capi originali dell'epoca, per una rappresentazione fedele delle atmosfere del club e di alcuni dei suoi avventori più famosi, tra cui Judy Blame, Boy George, Trojan, Scarlett Cannon e David Cabaret. Una sezione a parte è dedicata ai designer che gravitavano attorno al club e al loro impatto oltre il circolo ristretto della vita notturna, con collaborazioni che andavano dall’industria discografica - la band ABC, Nene Cherry, Boy George, Frankie Goes to Hollywood - alle riviste i-D e The Face, o la boutique Browns, che acquistò le graduate collection di John Galliano e Dean Bright portando alla ribalta una moda nuova e dirompente.



Anouchka Grose nel suo saggio di piscologia sull'abbigliamento pubblicato in Italia dalla giovanissima casa editrice Wudz con la traduzione di Lucia Coco, promette di mettere “tutto in discussione” fin dalle prime pagine e non si trattiene dall’elencare contraddizioni e conseguenze negative ambientali e poco sostenibili. Tuttavia, il suo saggio ricostruisce il sistema della moda sotto tanti punti di vista, diventando un libro alla moda letto specialmente da chi la moda la segue. La moda è tutto questo, ci racconta Anouchka Grose – che da bambina giocava a modellare il proprio abbigliamento usando i vecchi vestiti della madre –, ma anche molto altro. È sfruttamento delle risorse, fast fashion, mania che talvolta rischia di degenerare provocando danni irreparabili a noi e, soprattutto, al nostro pianeta. Per rimediare a questi rischi, Contro la moda ci mostra – in un viaggio attraverso i secoli e dentro noi stessi – in quali modi è possibile ripensare (o reinventare) il nostro rapporto con vestiti e accessori, per un futuro che sia davvero, e in tutti i sensi, alla moda.

 

Un nuovo manifesto che dice di essere contro la moda ma finisce per essere una grande dimostrazione d'amore per la moda stessa che, alle volte, ci fa dannare, ci fa sentire a disagio, più belli, più brutti, più slanciati o più goffi, antichi o moderni e con il portafoglio svuotato ma che parla di noi e non solo, caratterizzando ogni fase della nostra vita, delle nostre relazioni e delle nostre metamorfosi.


La riflessione dell'autrice va anche in una direzione green molto accentuata. La sostenibilità della moda é diventata elemento centrale del dibattito e dei tavoli politici del settore contro il fast fashion e il recycling che apportano oggi una notevole differenziazione aziendale e affermazione del brand. Oggi, la moda è diventata motore di un cambiamento ambientale e socio-economico volto a salvaguardia del pianeta. Inoltre, la moda ha registrato una riemersione notevole anche del Vintage, sempre presente, ma più marcato in primis nei capi luxury.


Quello che dice la Grose si afferma come vero e concreto, anche se la moda rimarrà sempre un motore catalizzatore delle nostre abitudini perché anche quando non si è alla moda o contro di essa, oggi, si diventa conformisti finendo per essere alla moda, nonostante tutto.



 

 

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